di Antonio G. Pesce – Non ci si era sbagliati. Si presumeva battaglia, e battaglia è stata. Ormai, basta un giro nei pressi di palazzo degli Elefanti per sentire umori e capire strategie. Le quali, puntualmente, si dimostrano fallimentari (tra l’altro).
Ieri sera si votava l’addizionale sull’accisa inerente l’energia elettrica, applicabile sul consumo superiore ai 150 Kw/h. La maggioranza, che sulle questioni di bilancio si ricorda di essere maggioranza, stava compattando le fila – per quanto è possibile in un Consiglio, in cui puntualmente si registrano assenze da fine anno scolastico. La votazione è nominale, richiesta dal capogruppo Mpa Salvo Di Salvo. Si va, dunque, alla conta.
Manca mezza aula. Assente in massima parte l’opposizione, che sperava in un’implosione della maggioranza che appoggia l’amministrazione Stancanelli. Ma Bonaccorsi, la sera precendente, era stato abbastanza chiaro e, a quanto pare, altrettanto convincente: non ci sono modi diversi, e non ne sono stati proposti, per coprire l’importo dello smaltimento dei rifiuti. Tra quanto incassa e quanto paga, il comune deve coprire la differenze di 9 milioni di euro, e il passaggio da tassa a tariffa, cioè da Tarsu a Tia, non permette che si intacchino i bilanci. Tutto a spese del contribuente.
La proposta di delibera sull’accisa passa, e c’è da credere che passerà anche quella sulla Tarsu. In aula nessuno a fare opposizione, un Pd in versione balneare (cioè in massima parte assente) e solo qualche sparuto no. La strategia non ha funzionato.
Ma la bagarre successiva è dovuta a ben altro. Ciò che è stato, infatti, è stato. Il problema è quel che deve ancora venire. E che sarebbe arrivato senza copertura televisiva. Scoppia la polemica, forse ancora più dura di quella che ha accompagnato il dibattito sugli aumenti veri e propri. Si parla perfino di ‘bavaglio’, e viene tirato in ballo lo stesso presidente del Consiglio, Marco Consoli. Che reagisce subito, replicando a Manfredi Zammataro (Destra-As): ‹‹Bisogna capire che peso dare alla conferenza dei capigruppo. Dove è stato deciso che, nelle sedute di prosecuzione, non ci sarebbe stata copertura televisiva. Visto che non abbiamo una copertura illimitata di ore, si è pensato di riservare più spazio alla maratona sul bilancio. Inoltre, ricordo che l’informazione è garantita dalla diretta web sul sito del Comune››. Consoli riceve manforte dalla maggioranza, e da una pacata quanto battagliera Valeria Sudano. Ma in aula torna Rosario D’Agata, capogruppo Pd. La sua arringa è vibrante, come sempre del resto. ‹‹Qui salta tutto, tutte le regole. Se si vuole la guerra, si andrà alla guerra›› urla perentorio. Gli replica Carmencita Santagati: ‹‹Spero che le minacce di D’Agata siano soltanto politiche››. (Ovviamente, crediamo…).
La copertura televisiva non c’è. Allora, l’opposizione ritorna (in parte) nei banchi, e tira fuori la carta migliore. È proprio D’Agata a giocarla: l’art. 64 del regolamento sul decentramento, impone che atti di questo tipo ricevano il parere, seppur non vincolante, da parte delle circoscrizioni. Gli fa eco Puccio La Rosa: attenzione, l’atto approvato in modo non regolare, potrebbe essere impugnato da chiunque, e potremmo arrivare al caos. L’obiezione si mostra sensata. Il segretario generale del Comune non fuga tutti i dubbi. Si sospende per un quarto d’ora. In realtà, la sospensione si prolungherà per più di un’ora, per approdare, infine, ad un rinvio ad oggi.
Pubblicato il 29 giugno 2011 su Catania Politica
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