GIOVANNI GENTILE E KARL MARX
Caro Direttore, su Avvenire del 25 settembre è pubblicato un articolo di Massimo Onofri su Asor Rosa nel quale si può leggere: «Epperò il suo Marx è quello di Gentile e del suo concetto di prassi: laddove la verità non esiste in se stessa ( sicché la si può disconoscere e sprezzare), se non nell’atto che la istituisce, nell’ottimismo della volontà ». Non so a chi dei due sia da attribuire questa, ad essere cortesi, infondata opinione ma, a ogni buon modo, indegna della firma e dell’uno e dell’altro. La prassi in Gentile (sempre che del padre dell’attualismo si stia discorrendo) non ha nulla a che vedere col materialismo marxista, ma è assai più vicina a un’ermeneutica esistenziale. La verità, poi, non può essere disconosciuta, perché è la vita stessa dello Spirito. Spirito o Io che, infine, non è quello di Asor Rosa, il mio o quello di Onofri: le radici di individualismo, materialismo, scetticismo, relativismo non sono da ricercare in Gentile, anzi. Mi pare che, proprio oggi che possiamo accedere ai classici con abbondante disponibilità, talune posizioni debbano essere riviste: c’è umanismo e Umanismo, come c’è io e Io. Il sistema di Gentile non può esprimere la profondità del dogma cattolico – me ne rendo conto – come del resto neppure quello di Rosmini, però mi pare che, a forza di dire certe cose, più che tomisti, siamo divenuti aristotelici. Dimentichi del ruolo importante che nell’Angelico ricopre questo dono divino che è l’Intelletto.
Antonio Giovanni Pesce
Risponde Massimo Onofri Gentilissimo, capisco il dissenso – più che legittimo –, meno l’indignazione. La ringrazio, ad ogni modo, per avermi dato la possibilità di chiarire meglio il mio discorso. I classici, è vero, sono ormai largamente e facilmente accessibili: epperò, se carta canta, non canta mai da sé, ma ha bisogno sempre di interpretazione. E, come lei sa meglio di me, 'La filosofia di Marx' di Gentile venne assai lodata da Lenin nel Dizionario enciclopedico russo Granat (1915). Gentile, in quel notevole libro, respingeva il materialismo marxiano, ma ne accoglieva con entusiasmo la modernissima idea di filosofia della prassi. Del resto, un altro grande lettore, Del Noce, riteneva il fascismo, non una negazione, ma una revisione del marxismo, attraverso, appunto, una reinterpretazione della prassi come spiritualità. Comunque, il punto del mio articolo non stava in Gentile, quanto nel suo assorbimento, spesso mai dichiarato, talvolta persino rimosso, da parte di molti letterati e filosofi della sinistra una volta ultrarivoluzionaria – facevo i nomi di Asor Rosa, Cacciari (ora, però, moderatissimo in politica), Tronti, Toni Negri – . È proprio in questi intellettuali che l’Io di Gentile si laicizza nella soggettività delle masse antagoniste, il cui atto ( non più puro, certo, né spirituale) diventa finalmente fondativo di una verità ormai figlia della volontà. Riflettere su queste radici remotamente gentiliane di molta sinistra italiana ci aiuterebbe, forse, a capire meglio tanta storia italiana, tante sue etiche disfatte.
1 commento:
il mio blog filosofico
piergiorgioblog.blogspot.com
un saluto ai filosofi
Posta un commento