di Antonio G. Pesce- L’altra sera, il giovane cronista, data la stanchezza, la fame e la mancanza di una doccia, ha dimenticato di fare una precisa analisi sulla trasformazione dell’homo politicus davanti alla telecamera. Lo fa ora, scusandosi con quanti avrebbero voluto leggere di ‘democrazia elettonico-virtuale’ (che non è una mala parola, ma la traduzione nazionalpopolare di e-democracy), ben sapendo che chi, alle due della notte, stava accoccolato nel proprio letto tra le braccia della propria dolcissima metà, non potrà capire il mal di capo di chi ha dovuto sorbirsi una trentina di discoli ragazzi.
Veniamo al dunque. Marco Consoli, presidente del Consiglio comunale di Catania, conclude sempre i lavori dell’assise, ricordando se la seduta successiva sarà o no coperta dal servizio televisivo. Il Comune lo ha appaltato al gruppo Megaproduction, che fa bene il lavoro che fa, e non si tratta di bieca solidarietà corporativa. Trasmissione sul digitale terrestre, sul canale D1channel e sul sito dell’azienda. Inoltre, sul sito del Comune, è possibile seguire la diretta. Non è chiaro se sia un servizio in proprio dell’ente, o anche questo curato dalla ditta appaltatrice.
Ora, non è difficile notare che la trasmissione ha mutato ogni cosa. L’altra sera, forse prendendo spunto dai signori deputati, i signori consiglieri richiamavano spesso l’attenzione di chi li ‘seguiva da casa’, dei cittadini che li ‘stavano ascoltando’, della comunità che li ‘stava vendendo’. E che siano abbastanza coscienti del fatto che ci siano un pubblico televisivo a disposizione, sembrerebbe indicarlo le stesse sedute non coperte dal servizio. Uno non è che vuole pensar male, ma in proporzione, sono quelle che si concludono cinque minuti dopo l’apertura per mancanza di numero legale.
È un male, questo protagonismo? O meglio: è solo un male? Ci sono cose in politica che, nonostante non siano un bene in sé, possono diventarlo se il cittadino, più che al moralismo, presti attenzione alla logica dei comportamenti umani. Chi vuole apparire, ha bisogno di un pubblico. E in Italia per troppi anni, nonostante comizi e manifestazioni, la politica non ne ha avuto. Bene o male, oggi è data la possibilità di sfruttare questo narcisismo democratico per un fine più grande, che è quello della partecipazione attività della cittadinanza.
Semmai, un cittadino (e con esso il mondo dell’informazione, se informa è innanzitutto una questione etica e non già lavorativa) dovrebbe battersi non contro gli istinti di altri esseri umani, che alla prova dei fatti si mostrano né meglio ma neppure peggiori di lui, ma perché le possibilità di controllo aumentino. In questo senso, non si capisce perché il Consiglio, nonostante abbia una pagina del sito comunale dedicata alla diretta, non possa trasmettere online tutte le sedute dell’assise consiliare. Ancora: non si capisce perché la stessa pagina non sia curata; che non si possano fare ricerche delle registrazioni passate; che l’ultima seduta possa essere visionata dopo parecchi (è un eufemismo!) giorni dallo svolgimento. Non solo, ma perché non è possibile visione i vari spezzoni, riguardanti i singoli interventi, durante la registrazione, nonostante siano indicizzati?
Questo è quel che non funziona. Ed è una questione meramente tecnica. Non gli istinti degli uomini, che hanno pregi e difetti e andrebbero tutti soppesati col bilancino del cuore.
Intanto, altri paesi e altre città si stanno organizzando, quantunque siano forti le resistenze all’apertura delle anguste sale consiliari all’occhio della gente. A quegli italiani che dicono tante cose, della cui conoscenza pare sicuro il politico di turno che la usa a suo piacimento. Ma che, in alcuni, casi, non sanno neppure come si svolga una seduta. Farglielo sapere, ancorché per proprio tornaconto personale, è un atto democratico. I mezzi ci sono. Speriamo ci sia anche la volontà.
Pubblicato il 13 maggio 2011 su CataniaPolitica
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