Ora, però, la retromarcia è d’uopo. Ci si sta posizionando sulla striscia di partenza. Si stanno scaldando i motori. E quando c’è da scendere nell’arena, il politico italiano (quello siculo non è da meno), poco propenso al lavoro che sostenga la famiglia (propria), ma assai zelante in quello per sostenere i famuli vari, non risparmia cure e attenzioni – da schiatto conoscente perfino della propria lingua, diventa un azzeccagarbugli di alta scuola giuridico-politica. Altroché! Del resto, a Roma non ci sono più maggioranze bulgare, avendo Spartaco sollevato i suoi sergenti (i colonnelli sono rimasti fedeli all’Impero), e il vento del Nord sta imponendo nuovi costumi morali – soprattutto castità e moderazione, un cilicio a cui pare l’attuale presidente del consiglio dei ministri sia poco propenso.
Così, Stancanelli rimpasta. Data la qualità delle prime infornate, anche questa volta c’è da credere che il pane che propinerà non sazierà una città stanca di digiuni, e che reclama il diritto di sedere a tavola, anche se è utopia sperarla ben imbandita. E a Palermo discutono di legge elettorale. Cioè, in soldoni, come convenga farsi eleggere alle prossime elezioni, che si credono assai imminenti. È politichese: loro dicono politica, ma si tratta di sopravvivenza. Pensate alla noia di ritornare al lavoro (per chi ce l’ha) dopo appena quindici giorni di ferie. Credete che non sia peggio cercarsene uno dopo anni di “gravi impegni per il bene del Paese”?
Però c’è che, tra una prostituta e un’altra, nel mezzo di due alti sermoni sulla moralità pubblica e la costumanza post-sessantottina, si sta anche discutendo di federalismo in questo Paese a due-o-più-piazze. E di questa discussione non si sente arrivare eco nei nostri lidi. Eppure, è talmente importante, che da questa può dipendere non solo la sorte della nostra isola ma, permettete, anche quella della nostra beneamata (almeno per chi scrive) nazione. Basti pensare, che le menti più raffinate del made-in-Padania (Bossi, Calderoli, Borghezio, ecc) stanno imponendo un assetto federale a quattro livelli (perché ormai in tutti gli strati comandano loro), con finanziamenti che, nonostante quel che vendono al loro elettorato, arriveranno comunque dallo stato centrale, unico organo autorizzato a prelievi e concessioni di un certo rilievo.
Se regge un assetto di questo tipo, unico finora nella storia dell’umanità, potremmo far costruire il ponte sullo Stretto, anch’esso unico nel suo genere, perfino dai Puffi. E, del resto, Dio voglia che regga – o meglio sarebbe che non passasse in questo modo, per evitare che ci ritrovi, tra un paio di anni, con il deretano a mollo nelle lagune dell’indifferenza civile.
Stancanelli, Castiglione e Lombardo ci facciano sapere che ne pensino di tutto ciò. E, se è possibile e non è chiedere troppo, lo facciano sapere anche a ‘chi di dovere’. Alle elezioni, del resto, c’è ancora tempo: come è risaputo, un esercito di quindicimila politicanti – dal nord al sud e a tutti i livelli – è in marcia per tirare fuori l’Italia del pantano della crisi. Mica per ri-accaparrarsi l’ambito velluto della poltrona. O no?
Pubblicato il 27 gennaio 2011 su www.cataniapolitica.it
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